Al Duomo di Messina il 25 maggio scorso un gran numero di persone, con Dame e Cavalieri, erano presenti mentre il sacerdote officiava la messa esequiale per la scomparsa di Paolo Turiaco, Gran Maestro dell’Ordine Templare, Nova Militia Christi Equites Hiesorolymitani Templi, durante la quale la bara veniva aspersa con l’acqua benedetta e incensata. E’ ben noto che l’anima non perisce col corpo e la celebrazione sancisce l’avvenuto passaggio allo stato spirituale, vera condizione del mondo ultraterreno. Successivamente alla funzione religiosa ci fu, da parte dei Cavalieri Templari della Nova Militia Christi, un elogio funebre che riguardava la vita e le attività dello scomparso.
‘Paolo Turiaco, Gran Maestro dell’Ordine Templare, Nova Militia Christi Equites Hiesorolymitani Templi, vero ‘Ospitaliero’, custode del ‘Graal’, volto al primario scopo dell’aiuto del prossimo e dei bisognosi. Cavalieri e Dame dell’Ordine che, con sacralità, seguivano i suoi insegnamenti, sempre improntati alla ‘Legge dell’Amore’, riavvicinavano moltissime persone alla fede, ritrovando nella comunione cristiana e nella partecipazione eucaristica un passo fondamentale dell’esistenza’, recitava il necrologio. Esaminiamolo nei dettagli:
Basterà ricordare a chi legge che da vero Templare Paolo Turiaco era un vero ‘Ospitaliero’, che 24 ore 24, telefonicamente e non, assisteva gli ammalati, visitandoli personalmente e rivolgendo loro le sue preghiere.
‘Custode del Graal’, recita il testo. Il ‘Sacro Graal’ è niente altro che la coppa, il calice, con il quale Gesù celebrò l’Ultima Cena. Come testimoniato dai Vangeli sinottici Gesù sollevò la coppa, o il calice, dicendo: ‘Bevetene tutti, perché questo è il Mio Sangue dell’alleanza versato per voi e per tutti in remissione dei peccati’.
Da un punto di vista simbolico, il Graal allude al possesso di una conoscenza iniziatica, che da un lato viene elargita gratuitamente da Dio,
ma dall’altro comporta una conquista, riservata a coloro in grado di coglierne il significato e perseguirlo.
Ricordo personalmente che il Gran Maestro sottolineava: ‘Tutti possediamo il Graal, il vero impegno è farlo emergere, grazie al nostro impegno e altro, necessari per conquistare la ‘purezza’. Quando parlava di infaticabilità e di purezza pensava al superamento, e al controllo, dei sette peccati capitali: ‘Superare la superbia con l’umiltà, l’avarizia con la carità, la lussuria con la castità, l’ira con la pazienza, la gola con la temperanza, l’invidia con la generosità, l’accidia con la diligenza’. E’ questa, sottolineava, la ‘Grande Opera’ che bisogna compiere. Unendo a questo un pensiero pulito e ‘purificato’, senza interferenze di disturbo, ci si pone nella condizione di poter anelare alla ‘Grazia’ del Signore. ‘Siete meravigliati?’. Lasciate che i bambini vengano a me, diceva Gesù. Chi estrae la Spada dalla roccia?. Un giovinetto che non aveva pensieri malsani, perché erano ‘purificati’ e, di conseguenza portava in se la ‘Grande Opera’. Il primo punto ineludibile, in tal senso è ritornare bambini. Questo è tutto’.
Paolo Turiaco abitava nella sede dei Templari, nell’Accademia, dove riceveva visitatori, Cavalieri e Dame, che si riunivano per incontri, preghiere, pasti, preparando iniziative insieme alla Protezione Civile. In Accademia si festeggiava tutto: Natale, Pasqua, anno nuovo e altro. Negli ultimi tempi, quelli della malattia, era nel suo studio, nel suo lettino. Si oppose a un trasferimento, rifiutò di trasferirsi nella abitazione vuota di proprietà dei figli. ‘Resto qui, furono le sue parole’. Non ammalato di ‘ipertrofia dell’io’. Uomo semplice che deve la sua grandezza alla sua grande umiltà.
E chi ha da intendere, che intenda…
Cav. Roberto Cristiano